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Pierfrancesco Matarazzo

Caduti nel pozzo del lockdown? Basta un frammento di cielo per uscirne

Aggiornamento: 20 nov 2020


https://www.workingroom.it/it/percorsi/cercare-il-mio-primo-lavoro/domande-da-fare-al-colloquio

Sono un coach, faccio domande.

Di quelle che non si mettono a tacere con un ‘sì’ o un ‘no’, ma pretendono qualche informazione in più sul ‘come’ una certa azione/situazione/dinamica vi faccia sentire e sul ‘cosa’ abbiate fatto finora per gestire quel pattern emotivo. Mi interessano anche i ‘perché’, certo, ma senza fretta, a quelli arriverete voi, grazie ai ‘cosa’ e ai ‘come’ con cui vi aiuterò a porvi quelle domande che vi ronzano in testa da tempo, ma che non avete avuto ancora la voglia o la necessità di porvi.


Ebbene, il momento sembra essere giunto e non sono io a dirlo, ma questo annus horribilis per la salute, l’economia e le dinamiche relazionali fra esseri umani. È lui a spingere, non io.


Ci fa paura, certo, solo uno stupido non ne avrebbe, ma dove c’è paura, c’è ansia, amante possessiva che si materializza dalla nebbia di informazioni confuse e contraddittorie che ci circondano, come farebbe una delle streghe di Macbeth dal campo di battaglia, regalandoci visioni di sciagure preconfezionate. E così i nostri flussi di pensieri fatti di: “Possiamo solo aspettare”, “Le persone sono demotivate e non posso biasimarle”, “Procediamo senza meta”, “Ora voglio solo pensare al Natale”, si spargono come virus nei polmoni delle nostre organizzazioni e della società in cui ‘virtualmente’ ci muoviamo.


Questi gli incipit più comuni dei racconti che mi fanno manager, capi d’azienda e professionisti in questo secondo lockdown che ha spinto il Paese in un pozzo oscuro e profondo da cui ci sembra di non poter (e a volte voler) uscire.

fonte: https://jenaplissken1975.wordpress.com/2012/08/26/il-cavaliere-oscuro-il-ritorno-di-christopher-nolan/

Vi ho depresso abbastanza? Bene, ora abbiamo solo due alternative:


a) iniziare a arredare il nostro pozzo, piazzandoci una tv collegata a Netflix, un bel frigo ricolmo di barrette proteiche o barattoli di Nutella (a seconda della vostra scuola di pensiero alimentare) e naturalmente un divano in cui sprofondare. Potremo così elencare tutto quello che è andato male quest’anno, cancellando il ricordo di quando eravamo fuori da quel pozzo;


b) mantenere lo sguardo al frammento di cielo che, GIURO, c’è ancora sopra di noi.


È questa la sfida che ci offre il COVID-19, sta a noi accettarla o meno, ma, tornando alle streghe della tragedia shakespeariana, non possiamo e non dobbiamo dimenticare che alcune delle opere più straordinarie e vivide del bardo (a partire da King Lear e dallo stesso Macbeth) sono state scritte proprio mentre Londra era invasa da una delle più grandi e fatali pestilenze della storia. Come Peter Marks suggerisce e auspica dalle colonne del Washington Post: dobbiamo credere che “the great work begins”, ossia che proprio in questo momento, rinchiusi nel loro pozzo, donne e uomini capaci di utilizzare una delle poche capacità che nemmeno il COVID può sottrarci (la nostra immaginazione), stiano lavorando per disegnare futuri PREFERIBILI in cui vivere, non solo possibili, partendo proprio da quel frammento di cielo che è sopra di loro.



Fonte: https://www.psicologo-milano.org/limmaginazione-cambia-realta/

Si parla molto negli ultimi mesi di Green New Deal, riferendosi a un progetto europeo e internazionale di rinnovamento in campo ambientale e sociale che ci permetta di vivere in maggiore armonia con il nostro pianeta, riconfigurando abitudini e scelte economiche, ma, senza nulla togliere a questo importante focus per gli anni a venire, avremmo bisogno prima di un Immagination New Deal, ossia di sfruttare lo stop che ci ha imposto il COVID per ricordare la potenza dello strumento immaginifico che risiede nel nostro cervello. È grazie all’immaginazione e alla capacità di disegnare scenari futuri alternativi che quel pigrone del nostro cervello, fanatico delle best practices e programmato per farci sopravvivere con il minor dispendio di energie possibili, si convince a cambiare. Più dettagliati saranno i nostri scenari futuri, inglobando dinamiche sociali, economiche, relazionali e personali, più il nostro cervello tenderà a ridurre la distanza fra gli scenari proposti e la realtà a cui ci stiamo arrendendo. Il futuro diventa così plurale, con la nostra immaginazione come timoniere e nuove futures practices a cui tendere.



https://www.neurovendita.net

Non sarà facile e il cervello tenterà con tutte le sue forze di riportarci nel pozzo per finire di vedere la sua serie preferita. Aggrappiamoci allora alla mongolfiera dell’immaginazione e apriamo le valvole delle nostre aspettative, che siano motore per il coraggio di metterci in discussione, perché è sempre da qui che ho visto partire, in tanti anni di lavoro sullo sviluppo dei talenti delle persone, il vero cambiamento.


Io, intanto, con le mie domande, mi preparo a scavare gallerie fra i pozzi, così che di frammenti di cielo ne possiate vedere più di uno.

Buona caccia.

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